Numeri degni di un passato lontano, quelli messi in vetrina a Garbagnate per la tappa 500 del Tour Italiano. Il torneo, organizzato dalla A.S.D. Insurbia ha fatto registrare circa 180 partecipanti, di cui poco più del 10% donne, e numeri, come sempre, al di sopra della media. Media numerica di partecipazione, ma anche media di gioco, con il taglio per la finale fissato quasi a quota 1.300: 1.289 per la precisione, ovvero quelli necessari a Bruno Baravaglio, del Real Team, per tagliare fuori Enzo Zucchinelli, dei Lions di 3 birilli. Al milanese non sono bastate tre partite, le ultime, esaltanti (225, 226, 255) per staccare il biglietto per la finale. Questo, in sintesi, può essere il “fil rouge” del torneo: le ultime partite! In entrambe le fasi, infatti, proprio le ultime partite hanno riservato non pochi colpi di scena, finendo col riscrivere completamente anche parte della classifica. La finale, articolata su 6 partite, con un riporto parziale, che di fatto poneva tutti i finalisti in un fazzoletto di birilli (25), si è mantenuta equilibrata fino a metà percorso, quando sembrava che tutti dovessero assistere all’ennesima doppietta di stagione del Delirium. Nicola Pongolini ed Antonino Fiorentino, infatti, fin da subito si son lanciati all’inseguimento di Erik Davolio, dei Cobra, partito alla grande con un 547 (267, 280) nelle prime due frazioni di gara. Il duello si è protratto, a suon di strike, fino all’ultima partita, quando le piste hanno emesso i loro verdetti finali: Nicola Pongolini con un lapidario 279 ha assestato il colpo vincente, conquistando l’ennesimo titolo di stagione, mentre Erik Davolio, forse troppo impegnato a respingere le insidie di Antonino Fiorentino, ha dovuto assistere, impassibile, al sorpasso di Federico Rossi, che, partito “male” (197), ha fatto registrare un personale di 1.211 birilli in 5 partite, con tanto di 290 finale. Un ultimo colpo, anche qui, decisivo … nel bene (per lui) e nel … male (per l’avversario)!

Bilancio tutto sommato soddisfacente per la rappresentativa italiana agli Europei Seniores a Vienna che, in un contesto agonistico di alto profilo, nonostante l’età e la tripartizione dei partecipanti in fasce diverse, maschili e femminili, ha portato a casa 3 medaglie: due d’argento ed una di bronzo. La prima d’argento è giunta per mano del duo femminile (Fascia A) Alessandra Morra – Luciana Cafaro, che, con un totale di 2.356 birilli, è riuscito a mettersi in mezzo a due formazioni ceche, giunte prima e terza. Grazie anche al suo personale di 1.231 birilli, la “Ale Nazionale” ha centrato, poi, la qualificazione alla finale del Master (1.144 singolo; 1.231 doppio; 1.270 tris), giocata col metodo australiano, ovvero con l’eliminazione, di volta in volta, della giocatrice con la partita più bassa e che l’ha vista uscire alla seconda frazione di gara per 1 birillo (185-184), rispetto alla Hanusova che già nel doppio l’aveva preceduta. Il protagonista dei campionati, almeno per quanto ci riguarda, tuttavia, è stato il “potentino” Alberto Petracca che ha disputato un torneo impeccabile. Sempre in doppia cifra nelle varie specialità (1.383 singolo; 1.323 doppio; 1.309 tris), l’atleta del Bc Superstrike ha portato a casa il bronzo nell’all event, dietro il norvegese Torgersen (4.200) e lo scozzese Keddie (4.066) e si è giocato l’oro nel master da vero protagonista. Ai fini della vittoria finale poco ha potuto contro la new entry norvegese del torneo, ancora fisicamente, tecnicamente e mentalmente un uragano rispetto agli avversari (233, 235, 300, 260, 287), ma allo stesso tempo, ha saputo gestire, in maniera ottimale, le singole frazioni di gara, rimanendo sempre in gioco fino alla fine (212, 186, 211, 212, 225), chiudendo al secondo posto con tantissimo onore e … soddisfazione.

Capita, tante volte, che gli addetti ai lavori di bowling, quali giocatori, dirigenti, proprietari di centro o membri del consiglio federale, si ritrovino a parlare di una delle deficienze (inteso nell’accezione lessicale della parola = mancanza),  che da decenni attanaglia la federazione e a cui sembra arduo porre rimedio, ovvero la crescita numerica e la formazione di un parco giocatori under 18. La stessa scrivente, in un articolo recente, ne aveva trattato il tema, solleticando il lettore sull’occasione che la promozione scolastica offriva da anni di default, attraverso il Progetto Bowling & Scuola. Complessa è la strada che potrebbe permettere a tanti potenziali futuri campioni di avvicinarsi al nostro sport, ma, purtroppo, altrettanto complessa è, anche, la strada da percorrere affinchè quei pochi che vi sono già (21 qualificati al campionato italiano) non si scoraggino, lasciando prima del tempo le piste. Ecco, quindi, che al di la del risultato agonistico conseguito in pista, a Roma, da parte di Giulia Carlotto dell’AS 2000, di Leonardo Zingales del X Centric, di Mario Del Gaudio dei Killer Pins, di Matteo Lacchini e Rebecca Mazzanti, entrambi del Roma Tiam, ci corre l’obbligo di sottolineare la vittoria “morale” non tanto di un’atleta, quanto di un’Associazione, ovvero il vero cuore pulsante del nostro movimento agonistico. Ecco allora che un ideale medaglia d’oro andrebbe conferita, senza piaggeria alcuna, alla S.S. Lazio e suoi dirigenti che, con un intervento concreto e spontaneo, previo consultazione “morale” con gli interessati, ha permesso al giovane Davide Oliveri, atleta siciliano, fascia 12-14 anni, del Bowling & Games di Palermo, di sopperire ad una scomoda logistica, quale quella isolana, abbinata ad una definizione tardiva della sede di gara. Martino Pota, che da anni si impegna coi ragazzi, siano essi disabili, con il programma degli special olympics, piuttosto che studenti o giovani alle prese con realtà sociali critiche, per usare un eufemismo, già in passato aveva caldeggiato l’ipotesi, forse neanche tanto bislacca, di prevedere una sorta di accordo preventivo e vincolante, coi centri bowling, per poter definire, con largo termine, le sedi di gara dei campionati italiani, a tutti i livelli. Vien da se, infatti, che in un paese come l’Italia, dove anche arrivare a Bologna richiede un impegno non indifferente, conoscere con mesi di anticipo le sedi di gara permetterebbe di programmare il proprio viaggio, approfittando di tariffe vantaggiose. Ma questi sono argomenti da trattare in altra sede. Per adesso ci godiamo questo momento che, siamo sicuri, avrà infuso nuovo entusiasmo nel ragazzo e fatto comprendere che tutti gli ostacoli, se si vuole, possono essere superati.

“Ormai siamo rimasti in pochi”; “Ma quanti sono gli iscritti in FISB?”; “Non abbiamo cambi generazionali”. Quante di queste affermazioni o domande, che si voglia, si sono sentite sopra e fuori dalle piste negli ultimi anni. Ed è indiscutibile che uno dei principali problemi, che nessuna amministrazione è riuscita a trattare in maniera veramente concreta e duratura, sia la nostra crescita rasente lo zero. A fronte di tanti giocatori che smettono, per le più disparate ragioni, di giocare, infatti, non riusciamo, dall’altro lato, ad integrare con nuovi atleti, specie di età inferiore ai 20 anni, tanto è vero che la nostra “forza”  juniores è pressochè inesistente, salvo poche isole felici. Eppure, dal 1999, esiste un percorso che, se battuto in maniera costruttiva, potrebbe aprire le porte di un “caveau” dall’inestimabile valore. E’ il bacino della scuola, praticamente il classico … uovo di Colombo. Senza entrare nel merito delle competenze e dei rapporti, fra le parti, susseguitesi nel corso degli anni e dove possano esserci stati meriti e demeriti, piuttosto che colpe e responsabilità, ciò che ci preme è sollecitare, nel brevissimo periodo, tutte le parti a provare a convergere verso un obiettivo comune. Dopo aver mosso i primi passi, in maniera congiunta, a livello nazionale tanti centri bowling, coi loro imprenditori, hanno proseguito quel progetto che ancora oggi vive e mette in pista, a titolo gratuito, ogni anno, migliaia e migliaia di ragazzi, di età compresa fra gli 11 ed i 18 anni. Superficiale sarebbe sottolineare l’impatto che questi numeri potrebbero avere nel fortificare il potere contrattuale dell’organo centrale nelle competenti sedi. Una risorsa inesauribile, che ogni anno, successivo al primo, immetterebbe, con costanza, nuova linfa, in termini numerici, da gestire non come fossero un “limone”, inteso come frutto da spremere, ma piuttosto come una “pianta di limoni”, da curare e far fruttificare, a tutti i livelli, secondo le competenze che, almeno nelle grandi città, già esistono (in termini di tecnici), al fine di accrescere non solo i numeri, diciamo, istituzionali, ma anche quelli attivi. Tutto sommato non si chiede di inventare nulla di nuovo, anche perchè nel bowling ormai quasi tutto è stato già sperimentato, ma riprendere un qualcosa già messo in atto, nel recente passato, magari smussando qualche … spigolo (ad esempio sulla gratuità del tesseramento studentesco) o ricorrendo anche a dei professionisti, interni o esterni che si voglia, nominati o selezionati, ma che abbiano una responsabilità diretta nella gestione di una parte della … res publica. Giusto per dare un’indicazione pratica, il solo Centro Bowling Oltremare, di Napoli (non avendo riscontri precisi dagli altri centri), ha, nell’anno scolastico appena conclusosi, alternato in pista 8.276 ragazzi, fra scuole di grado inferiore e superiore. Pensiamo, quindi, a livello nazionale quale volume potremmo sviluppare, per il primo anno; quali scenari potremmo sottoporre ai nostri potenziali partner; quanti, in termini percentuali, potrebbero essere quelli che, materialmente, potremmo ritrovare in pista in veste di atleta e … cliente. Eh già, perchè troppo spesso sottovalutiamo che il nostro futuro passa anche e soprattutto dalla piena sinergia fra imprenditore privato e federazione. A breve nelle cartolerie di tutto il paese faranno, nuovamente, capolino zaini, quaderni ed astucci, tutti segnali dell’approssimarsi del nuovo anno scolastico. Tocca a noi farci trovare preparati per provare a cogliere … a volo … l’ennesima occasione.

Da 15 anni, l’Associazione Sportiva The Master di Palermo si fa promotrice di una manifestazione che abbatte non solo … birilli, ma anche un immaginario muro di “ignoranza” (intesa nell’accezione propria del termine: come non conoscenza) sulle potenzialità della nostra disciplina come veicolo di aggregazione, cultura e solidarietà. Il centro bowling de La Favorita, i cui vertici societari da sempre sono sensibili a tali manifestazioni, ha appoggiato in pieno il programma presentato da Antonello Amato, Presidente dell’Associazione The Master, e finalizzato a raccogliere dei fondi da destinare alla sede locale dell’A.D.M.O. (Associazione Donatori Midollo Osseo), oltre che a promuoverne, sul territorio, la preziosa attività, messa in opera a favore della comunità. Il format prevedeva due settimane di gara, aperte sia a giocatori tesserati sia agli “open”, divisi per l’occasione in due gironi distinti, al fine di definire due gruppi di 18 giocatori da abbinare, a mezzo sorteggio, per una finale di “integrata”. 228 le giocate complessive registrate che hanno, alla fine, visto prevalere il doppio composto da Fascella ed Armetta, giunti davanti al duo Mancuso – Guzzardo e Corsale – Lo Vetere. Al di là dell’aspetto agonistico va sottolineato il grande impegno profuso da tutti; un impegno che ha permesso, all’Associazione, di poter staccare un “assegno” da 1.600 euro, consegnato nelle mani del Presidente di A.D.M.O. Sicilia, dott La Barbera.

Doppietta Real Team, alla tappa 500 giocata a Torino, sponda Golden Bowl e dedicata alla memoria del grande “Caffa“. 120 partecipanti e medie decisamente sopra le righe, considerato che, in qualifica, Luigino Oliaro, del Real Team, ha fermato lo score a quota 1.497 e che, per accedere alla semifinale a 16, era necessario un personale di 1.276 birilli. Sulle 96 partite totali, giocate dai primi 16 della classifica, solo 27 sono state sotto i 200 (19 in meno rispetto a Napoli). Nessun 300 è stato realizzato, ma in molti ci sono andati vicino. In linea con i numeri snocciolati per il torneo di Napoli, anche in Piemonte la scena domenicale, di una finale, tuttavia, ben più articolata, è stata ad appannaggio delle categorie maggiori, con 8 giocatori di fascia 1, 6 di fascia 2, 1 di fascia 3 ed 1 sola donna (!). Anche qui una semifinale sprint, ma senza riporto, in attesa di una finale round robin a 8. Davide Spagnoli, dei Cobra, ha subito preso la testa della classifica (927), seguito a ruota dal sempre verde Marco Reviglio (906), del Red & Black, ed il capofila delle qualifiche, Luigino Oliaro (905). Dei primi tre, tuttavia, il solo mancino “azzurro” è riuscito a mantenere il ritmo nel round successivo, che ha visto esclusi Luca Osella (Cobra) e Federico Allegro (Black Panthers) per 4 e 10 birilli, rispettivamente. Nonostante due partite da “279”, tuttavia, Reviglio si è dovuto accontentare del terzo posto, vedendosi preceduto da Bruno Baravaglio di 22 birilli e Luciano Marsero di 11. Il vincitore, classificatosi dodicesimo in qualificazione ed ottavo in semifinale, è stato quello che ha sbagliato meno (1 sola partita sotto i 200), riuscendo a contenere le sfuriate del “compagno” e dell’avversario grazie anche all’handicap.

Il Memorial Cirillo, anche per il 2018, si è riproposto come tappa 500 del tour nazionale, ma, a differenza del suo omologo in terra piemontese (almeno in termini numerici), ha messo a dura prova il bagaglio tecnico dei giocatori, 99 anche quest’anno, a caccia di uno dei 16 posti utili per l’accesso ad una semifinale … sprint. Due soli giocatori sopra quota 1.300 (Radi: 1.382; De Angelis: 1.321) e soglia d’accesso praticamente a 1.200, con 9 atleti di fascia 1, 5 di fascia 2, 1 di fascia 3 ed una sola donna (!). Numeri di un torneo che, a suo modo, ha fatto selezione, ma ha saputo mantenersi anche molto aperto, riservando non pochi colpi di scena negli step di finale. Il riporto del 30% ha accorciato di molto la classifica e diversamente, considerato che le partite previste erano solo 4, non poteva essere. Rispetto alle qualificazioni, la griglia è stata ridisegnata, praticamente, con lo spostamento di un blocco di tre giocatori, di centro classifica, in avanti: Coppola, Formisano e Fiorentino sono, infatti, passati dal sesto, settimo ed ottavo posto ai primi tre, nello stesso ordine, con personali, al netto dei riporti, di 862, 861 e 836. Non è mancata, al torneo, neanche l’amarezza, che, al contrario, ha abbondato: dalla Claudia Annella dei Killer Pins, prima esclusa alle qualificazioni per 8 birilli, a Luigi Gifuni del Bowling & Co, fuori dagli step di finale per 3. Ma anche a chi è andato più avanti, il torneo non ha negato sorprese “amare”. Ben lo sanno i due alfieri del Delirium: Tommaso Radi ed Antonino Fiorentino. Il romano, entrato in scena al secondo step di finale, era ad un passo dal passaggio turno, salvo essere bruscamente fermato da uno spare non convertito, al decimo frame, che gli è costato anche la posizione in classifica (a favore della Melania Rossi); il bimane bolognese, ad uno step da quello per il titolo, invece, ha calato la sua mano vincente sul tavolo (230), salvo incrociarne una migliore infilata da Giacomo Buonanno (249), che, di contro, aveva fatto ben fruttare il “regalo”, fatto da Radi nel turno precedente. Un regalo spacchettato al termine del match decisivo, giocato contro un ex di Napoli, quel Giampiero Coppola che, in semifinale, aveva ben impressionato gli avversari (193 – 214 – 262 – 193). Il match si è mantenuto equilibratissimo, con una differenza di 1 solo birillo, fino al nono frame, quando il Presidente del Bc Superstrike ha messo la freccia staccando l’avversario (203-173). Organizzato, giocato e vinto … decisamente un week end positivo per il … direttore d’orchestra casertano.

Nell’ultimo triennio, grazie ad internet, siamo riusciti a fissare, nella memoria dei più, i momenti agonistici principali del bowling nazionale, quasi in “real time“, segno che, come spesso si sente dire, in barba a chi da tempo cavalca il mostro della cosiddetta crisi, … “c’è vita su Marte”. Un’affermazione vera, tuttavia, solo in alcune zone del nostro stivale, ma che, al contrario, ci torna difficile ritrovare in un contesto locale quale la regione Campania. Per anni realtà di peso, sia in termini politici sia numerici, la Campania vive oggi praticamente fuori dal “circus”, incapace di reggersi, autonomamente, sulle proprie gambe. Esistono ancora piccole nicchie, che si adoperano per sostenere il movimento, a partire dalla base, ma sembrano quasi gocce in un mare infinito. Scelte aziendali, diverse fra loro, hanno fatto diminuire, nel tempo, drasticamente il numero delle piste disponibili (media: 11.60) e sparire, nel vero senso della parola, molte altre. Un pantano, che priva i giocatori di poter vivere, in casa, un Campionato Italiano, piuttosto che per un’Associazione Sportiva sperare nell’ampio contributo, numerico, di altre regioni, per condurre in porto un torneo del circuito. Eppure, come sempre ottimisti per DNA, ci piace vedere il bicchiere mezzo pieno. Il ritorno del Comitato Regionale, a seguito dell’incremento del numero delle associazioni iscritte, deve essere il primo step dal quale partire per una ricostruzione generale. Una ricostruzione che deve avvenire, in primis, con una sorta di rieducazione morale dei giocatori, per anni abbagliati dalle sirene di mecenati che, bontà loro, hanno, a torto, fatto intravedere i presupposti di uno pseudo professionismo, sparito in un batter di ciglia. 200 giocatori, con almeno una partita al proprio attivo, nel 2017, e 190 ad oggi (fonte crd fisb) sono davvero poca cosa. Manca il contributo, fondamentale, da parte della base. L’impegno di promuovere il bowling come si faceva un tempo. Inutile attribuire alla sede centrale o agli organi periferici colpe non direttamente ascrivibili a loro, se in tanti continuano a sostenere che il compito della promozione e dell’informazione spetta ad altri. Spetta a tutti, in base ai diversi livelli. E’ da qui che dobbiamo ripartire, prima che su … Marte la vita si estingua.

Considerata sorella minore della World Cup, la Silver Cup ha messo in pista numeri di gran rilievo con 176 giocatori iscritti, fra uomini e donne, e medie degne di nota, con il taglio, nel maschile, a 1.255 ed il 30° classificato (sui 120 partecipanti) a 1.200 tondi. Il migliore, in qualificazione, è stato Davide Sacchi, degli Strilanders, con un personale di 1.369 birilli, frutto di uno strappo iniziale, di stampo “internazionale”, di 768 birilli in tre partite (233-267-268). Strappo che non è riuscito a ripetere, però, nel corso del proprio girone di semifinale, dove, partito in sordina (544), si è dovuto accodare a Loris Massa, dello Strike Cervere, nonostante un finale prorompente, accontentandosi, quindi, del bronzo, poi vinto (410-334) agevolmente contro il piemontese Giuseppe Chianca del Real Team, unico giocatore di fascia 4 in gara. Due, dei cinque, fascia 3 iscritti, invece, si sono ritrovati di fronte nel match per il titolo: Loris Massa, infatti, si è trovato sulla propria strada Claudio Rubagotti, del Game City, quarto in qualificazione, con 1.295, e vincente del proprio raggruppamento grazie anche alle 6 vittorie sui 7 incontri giocati. Il match per il titolo è stato a senso unico, con quest’ultimo in totale controllo, grazie ad un doppio 230 (232-233) giocato: risultato finale, 475-416. Nel femminile, invece, le medie si sono notevolmente ridimensionate, con nessun atleta in grado di andare in … doppia cifra. La classifica ha visto protagonista, in qualificazione, la sarda Nicoletta Anedda (Cagliari Bowling 92), che ha preceduto la bolognese, dell’A.S. 2001, Luana Viani. L’Associazione emiliana, di fatto, ha “aperto” e … “chiuso” la classifica, visto che l’ultima posizione utile (per soli 3 birilli!) l’ha colta Luciana Cafaro (1.070), beffando l’avversaria Carla Pavese, del New Primavera. Le prime due delle qualifiche, successivamente, hanno saputo confermarsi nei rispettivi gironi, ritrovandosi contro nel match per il titolo, vinto dalla emiliana sul filo di lana: 379-370. Per la Monica Mazzarino, del Primatist, invece, bronzo di consolazione, grazie alla vittoria (398-318), netta, sulla Paola Barison del Black Panthers.

Da qualche anno alla costante ricerca della propria consacrazione, la World Cup, giocata a Roma per il 2018, ha riproposto numeri irrisori, in termine di partecipazione, e degni di una profonda riflessione: è una manifestazione snobbata dai più? o non vi sono i numeri, in termine di categorie, per incrementarne la partecipazione? Un dilemma “amletico” che trova fondamento, forse, in entrambi i quesiti e che, magari, troverà soluzione o spiegazione, speriamo, nel prossimo futuro. Nel mentre, almeno a leggere i dati delle qualifiche, i soliti noti del Delirium (Radi, Fiorentino e Pongolini) hanno passeggiato (tutti con score over 1.700), un po come le Big della Serie A nelle amichevoli estive, quando affrontano le squadre dilettantistiche. In questo scenario, agli altri non resta che rimboccarsi le maniche e mettersi all’inseguimento dei primi, come nel caso di Federico Rossi, degli All Star, che ha provato a far pesare il proprio grado di … senatore, inserendosi nella corsa al titolo, nel mezzo di un gruppetto di “giovincelli”, che includeva, oltre ai tre su citati, anche Emanuele Camponesco degli Strokers. Il pluricampione toscano, rimasto in scia nel primo set di 8 partite (1.691), ha assestato la zampata vincente nel corso delle ultime due di semifinale. Partito subito bene (450 nelle prime due), Rossi ha approfittato del crollo clamoroso di uno dei favoriti (Tommaso Radi: 170-179-167-174), lasciandoselo alle spalle e agganciando il terzo posto, ultimo utile per giocarsela nel roll off alla pari. Nel primo scontro diretto, contro Pongolini, il match si è mantenuto equilibrato a lungo, prima di pendere dalla parte del toscano: 191-238 vs 183-213, mentre in quello per il titolo, contro Fiorentino, è stato a senso unico, con il bimane potentino in totale controllo del match: 472-406. Nel femminile, i cui numeri avevano la consistenza di una cena fra amici (18!), il copione sembrava quasi già scritto. Una sorta di formalità per vedere chi l’avrebbe spuntata fra le azzurre, “Made in Palermo”, Giada Di Martino ed Helga Di Benedetto. La prima si è confermata alla grande, risultando l’unica ad andare sopra i 200 (1.652) in qualificazione ed in grado di gestire il vantaggio in semifinale. La seconda, invece, per una volta, ha nettamente deluso le aspettative, centrando la qualificazione … per numero, con un ritardo dalle prime che le ha complicato la “remuntada” (-57 dal terzo posto). Delusione, però, non solo per la Di Benedetto. La veterana Alessandra Morra, del King di Torino, infatti, ha visto sfumare in semifinale quanto di buono costruito in qualificazione. Alla piemontese ha fatto da contraltare l’euforia della Melania Rossi, che ha provato a far pesare il fattore campo, mantenendosi costantemente nella scia della prima classificata e riuscendo, brillantemente, a recuperare anche contro la Buzzelli (167-218 vs 180-189), nel primo match di finale. In quello per il titolo, invece, le è bastato controllare l’avversaria (Di Martino), mai realmente in partita: 394-330. Ultima nota, degna di menzione, è per il brillante servizio “online” offerto dal Centro Bowling ospitante, con le riprese della finale abbinate agli score. Nella speranza che possa divenire prassi e non valore aggiunto in breve tempo.