Bologna nodo cruciale del bowling italiano, in tema di assegnazione medaglie e titoli nazionali, anche per la finale del Campionato Esordienti … ovvero il nostro futuro che, ironia della sorte, in alcuni casi, getta profonde radici nel passato, come vedremo. Doppio, Tris, Squadra e Master, più che Singolo, visto che era aperto ai migliori 24 uomini e 16 donne in assoluto, le specialità che hanno assegnato i vari titoli italiani. Nella squadra maschile vittoria, schiacciante, per la Campania, che ha fatto perno sul blocco dell’A.S. Sintesi di Striano (NA), davanti a Sicilia e Toscana, con queste ultime due divise da soli 14 birilli. Nel Tris femminile, invece, vittoria per la Lombardia (Carovana, Maccalli, Scantamburlo), mentre argento e bronzo sono andate, rispettivamente, a Toscana e Piemonte. Proprio la regione sabauda ha avuto modo, poi, di rifarsi nel doppio, con Perussono – Dalla Libera, che hanno preceduto le rappresentanti di Lombardia e Veneto. Il titolo maschile di doppio, invece, è sbarcato in Sicilia con il duo dei “Giuseppe” Tutino e Parisi. Gli isolani, con un 192 e 195 di media, si sono lasciati alle spalle la Toscana e l’Emilia. Nel Master, “dulcis in fundo”, le note più appassionanti, sia nel maschile quanto nel femminile. Ma andiamo con ordine: nel maschile, Michael Bonora (Emilia) arrivava più che carico alla finale, dopo averla centrata, di 7 birilli, grazie al “300” realizzato nel corso della quarta partita di semifinale. Il primo round, opposto al siciliano Guarneri, è stato agilmente superato (220-181), lasciando presagire una possibile scalata. Purtroppo la strada gli è stata sbarrata, di un nulla (168-166), da Manuel Fruschera, rappresentante della Lombardia, che avrà la meglio anche nello step decisivo sull’emiliano Adriano Chiarello (380-338). Nel femminile, colpi di scena a gogo e finali di gara caldamente sconsigliati per i deboli di cuore. Infatti, già il primo incontro, fra la Scantamburlo e la De Martino si era chiuso in a favore della lombarda, che avrebbe, successivamente, subito pagato dazio alla D’Elia, figlia d’arte, quasi alla stessa maniera (139-134). La rappresentante della toscana, risultata al termine del campionato fra le regioni più decorate, ha poi battuto, abbastanza agilmente (345-307), Carla Pavone, atleta abruzzese. Conoscendo il background della neo campionessa, ci piace, in chiusura di stagione, voler cogliere quell’elemento imprescindibile che ci permette, anno dopo anno, di essere da qualche parte per l’Italia a celebrare un nuovo campione italiano: la passione per il bowling. Quella passione che ha attraversato tre generazioni, ed unito due famiglie, e ci fa guardare sempre con ottimismo al futuro. Per tutti un prospero 2018!

Si chiude, in anticipo, l’avventura mondiale d’oltreoceano per le nostre due rappresentative, impegnate, per giorni, sulle ostiche piste di Las Vegas. Dalla trasferta americana, di certo, non ci si aspettava di tornare con qualche medaglia (ma il tris, con un diverso finale nella prima serie, lo avrei proprio voluto vedere), quanto con un mattoncino in più da aggiungere alla crescita sportiva e mentale di un gruppo ormai consolidato, specie nel maschile, dove il navigato Marco Reviglio ha portato a casa un onorevole 203 di media e dove il giovane Nicola Pongolini, per un po, ha accarezzato l’idea di centrare la qualificazione al master. Il lato sportivo è stato messo a dura prova, dalla scelta di un condizionamento che ha creato non pochi problemi anche ai giocatori che, del bowling, ne fanno il proprio mestiere. Ed, in effetti, sui media internazionali, si sono susseguite, diciamo, critiche e dibattiti rispetto ad altri “pattern” adottati in altre competizioni. Questo non vuole essere certamente un alibi, da servire ai nostri giocatori, ma a guardar le classifiche, maschili e femminili, è possibile vedere che molte sono state le vittime eccellenti. Nomi e cognomi che abbiamo imparato a conoscere, perchè primi nelle classifiche europee. Eh già! Ma qui siamo al mondiale, cari amici, ed allora vuoi vedere che … non sempre l’erba del vicino è più verde? O meglio, dipende dal vicino a cui fai riferimento per capire quanto lo è? Al mondiale la scena se la son presa i giocatori, dai nomi improponibili, che di solito non vedi, che non frequenti, che magari non so belli neanche dal punto di vista stilistico o della strategia, ma so efficaci assai: gli asiatici, che sono apparsi molto a loro agio, con il loro stile, su questo pattern; Giappone, Korea, Malesia, Indonesia, Taipei, Singapore, Hong Kong, nel maschile come nel femminile hanno sempre “bazzicato” il podio, lasciando poco spazio alle “europee” nordiche (in attesa delle ultime medaglie).  E allora il bello di questo mondiale è stato anche questo, averci aperto una finestra su una realtà fortemente in espansione, una realtà da cui possibilmente prendere spunto per continuare a crescere, certo con le dovute proporzioni, perchè ne manca di strada per arrivare al circuito mediatico di cui gode il movimento asiatico. Ma per una volta potrebbe essere interessante che fossimo noi a copiare loro in qualcosa!

Ci era andato vicino qualche tempo fa Emanuele Camponesco, degli Strokers, raccogliendo elogi, fuori pista, dopo un suo buon piazzamento. Oggi, invece, oltre agli elogi si è portato a casa anche il titolo del 1° Memorial Roberto Bertaso. Primo in qualificazione con un personale di 1.888 birilli, di una spanna, anzi due, su Davide Spagnoli (1.886), il giovane atleta ha saputo confermarsi anche in semifinale, dove ha chiuso al quarto posto con 1.711, +1 rispetto a Federico Allegro. Un piazzamento che gli è valso l’accesso ai match play, dove, tuttavia, i favori del pronostico pendevano dalla parte di Pier Fanizza. Il mancino dei Cobra si era classificato nono in qualificazione, ma aveva dominato la semifinale. Tuttavia, come spesso accade, i pronostici sono fatti per essere smentiti e senza alcun timore reverenziale, il giovane “strokers” ha passato il turno, andando ad incrociare Enrico Gasparotto dei Tiger, che, a sua volta, aveva battuto di 1 birillo, in una brutta finale, Varnavicius dei Thunder Team. Il match per il titolo non ha avuto storia: 469-361 per Camponesco che chiude la stagione regolare nel miglior modo possibile.

Ultimo appuntamento di stagione, a Palermo, per il circuito ranking, caratterizzato non certo da una gran partecipazione. La Sicilia, come il resto del Sud, infatti, non solo paga dazio per un numero non rilevante di partecipanti attivi, ma anche una logistica scomoda ed impegnativa per coloro che vorrebbero prendervi parte. Orfano di tre possibili protagonisti, impegnati con la nazionale al mondiale a Las Vegas, ci ha pensato “Giovannino” D’Astolfi ha metterci un po di pepe. Partito decisamente male (155) in qualificazione, l’atleta di casa ha saputo mantenere alta la concentrazione, chiudendo al primo posto con un personale di 1.398 birilli, su cui pesano decisamente le ultime due partite: 268 – 278. Alle sue spalle si sono piazzati Caravello (1.375) e Caruso (quello buono ndr) con 1.345 birilli, mentre Roberto Sottile, con 1.242, è stato l’ultimo a centrare la qualificazione alla semifinale. Il portacolori del Bowling & Games ci deve aver pensato alla bontà del detto … “gli ultimi saranno i primi”, visto che anche in semifinale  era riuscito ad assestare una zampata vincente (1.297). Purtroppo, per lui, ha dovuto, poi, fare i conti con la cruda realtà che lo ha visto impantanarsi a ridosso del podio nel corso del round robin finale. Un round robin che vedeva arrivare carico a dovere proprio il capofila delle qualificazioni (1.237), ma mai quanto il “vero” padrone di casa “Franz” Bellomonte. Il cannibale del Crackerjack, dopo aver chiuso al quarto posto le qualificazioni (1.322) e vinto di misura la semifinale (+1 su Sottile), ha gestito, poi, il vantaggio di +49, nell’ultimo step, su Valerio Scalisi del Bowling &  Games, portando a casa un titolo che di certo, non solo per lui, aveva un valore morale superiore oltre che sportivo.

Si chiude, in Veneto, la stagione federale 2017 , con gli ultimi titoli, tricolore, assegnati nel Campionato di Tris ed Associazione Sportiva. Stilare un resoconto di una manifestazione tanto articolata, dato il format e le categorie presenti, è sempre cosa ardua. Tanti i nomi da menzionare, così come le foto da scegliere, i duelli, gli aneddoti e anche qualche rimpianto … forse. Ma andiamo con ordine: il primo dato che emerge, a spulciare le classifiche, è indubbiamente il “fattore campo”, fatto valere dal Team Castelfranco che, con un vantaggio di +15 sul Delirium, ha portato a casa il titolo nel massimo girone maschile. Ci avevano provato gli emiliani a rovinare la festa alla squadra veneta, con l’ennesima serie top (1290) di Nicola Pongolini, ma a bilanciare i conti ci ha, poi, pensato Renato Bortolon (1265). Sul titolo, senza nulla togliere ai compagni di viaggio, più che la serie personale di certo ha pesato, ed in maniera determinante, visto l’esiguo vantaggio, il 269 alla sesta partita! La squadra di Castelfranco, inoltre, a coronamento di un week end brillante, avrà modo di aggiungere, al proprio palmares, anche due argenti: nella specialità squadra e nell’associazione sportiva, mentre la massima riconoscenza del girone andrà ai Cobra di Milano. Sempre in tema di duelli, va sottolineato il finale palpitante nel girone femminile. Una corsa a tre, al titolo, che ha visto prevalere il Red & Black di Asti, con un +33 rispetto ai King di Torino e +63 sul Nuovo Mondo. Anche su questa medaglia, la firma di una giocatrice in particolare: Ambra Bonciolini (1287), prima riserva azzurra per i prossimi mondiali a Las Vegas. Per lei l’amletico dilemma: meglio lo scudetto o il mondiale?. Il King della Morra, invece, l’eventuale rimpianto per il titolo sfumato lo ha colmato con quello più prestigioso, portando a casa anche un argento nella squadra. Infine, nel girone maschile “minore”, vittoria del Nuovo Mondo, che farà il paio col titolo per associazione sportiva unito ad un argento nella squadra. Il team vicentino ha tenuto a distanza (+52) il K2 Extreme e più agilmente (+88) il Cobra. Per “par condicio” anche in questo girone abbiamo un nome da sottolineare. Quello del capitano Beppe Marchese, che emerge sia nel dato statistico della singola prestazione nel tris (1240) sia con un curioso aneddoto. Anche nel 2014, a Pontecagnano, arrivò al titolo di A.S., e poichè nelle due edizioni successive, si giocò a girone unico, si può a giusta ragione parlare di una doppietta. Per la serie … dal Sud al Nord un tricolore senza confini.

64 nazionali maschili e 54 femminili presenti ad Hermosillo (Messico) per la 53° edizione della World Cup, massima competizione mondiale del “circus” a 10 birilli. Non sono arrivate, purtroppo, medaglie dai nostri portacolori, Nicola Pongolini e Melania Rossi, ma si è percepita una certa vivacità nel gioco che porterà, sicuramente, a traguardi importanti nel breve medio periodo. A tal proposito, qualcuno ricorderà, nella stagione calcistica 1991 – 1992, che il tecnico interista, Corrado Orrico, salì alla ribalta delle cronache … goliardiche, per una sua affermazione: “il gioco c’è … i risultati verranno”. Tutto ciò, sfortuna per lui, prima di essere esonerato o comunque indirizzato alle dimissioni, al termine del girone d’andata. Ecco, assumendo l’accezione positiva di questa frase, dopo i successi recenti di Fiorentino, siamo certi che questa generazione di ragazzi, talentuosi, potrà regalarci ulteriori momenti di passione, entusiasmo e felicità. Tutti noi, infatti, abbiamo seguito lo streaming o il live score in questa settimana, facendo il tifo a distanza per la Melania, impegnata, partita dopo partita, ad attaccare il “cut” per centrare la qualificazione o gioendo per l’eccezionale serie di Nicola, quinto in classifica, con solo 7 delle 24 partite disputate sotto i 200. Se l’atleta laziale (24°) aveva più di qualche attenuante per “tirarsi” la volata alla Top8, visto il divario fra le prime, guidate dalla svedese Wegner (con un “300” alla seconda partita e due sole partite sotto i 200: un doppio 192! ed una media di 227.), per “Pongo” si sperava in qualcosa di più del suo più che onorevole 11° posto finale. Anche per lui, tuttavia, vogliamo trovare delle attenuanti: ci piace pensare, infatti, che, impegnato nel suo gioco, a marcare da vicino gli scandinavi, che troppo spesso ci relegano nelle retrovie in europa, abbia perso di vista quelli che poi si sono rivelati gli ammazza campionato: i paesi asiatici e sudamericani. Nella Top4, infatti, a giocarsi le medaglie si son trovati Venezuela, Malesia, USA e Colombia, nel maschile, e Svezia, Colombia, Filippine e Malesia, nel femminile. Che oltre i confini del vecchio continente siano un passo ancor più avanti? Importante, per il nostro movimento, è continuare a far crescere questi ragazzi e sostenerli sempre, perchè saranno loro, nei prossimi anni, i nostri rappresentanti, con buona pace per i senatori chiamati a far da chioccia o da … coach. Anche dal loro entusiasmo si comprende che la via intrapresa è quella giusta … e si sa, il tempo è galantuomo.

Per la nona edizione del Memorial Tosato Blandino, in quel di Campodarsego, sono stati in 135, ottimo risultato di questi tempi, i giocatori in pista impegnati alla caccia del miglior piazzamento, visto che il format offriva dei notevoli vantaggi, in merito a passaggi turno in finale, a seconda della propria posizione al termine delle qualificazioni. Medie di rilievo, con una forbice che spaziava dai 1.359 birilli del primo classificato (Federico Allegro dei Black Panthers) ai 1.270 birilli dell’ultimo (Gianmaria Giovannini dei Ronta Blues). Nel mezzo, distanze ridottissime, con 1 birillo che spesso ha fatto la differenza fra uno step e l’altro. L’unico che è riuscito nella scalata, partendo dal secondo step di finale, è stato Alessandro Santu, del Delirium (manco a dirlo), che di turni ne ha passati 3 (con serie: 954 – 926 – 866) prima di affrontare i successivi tre in ottica podio, dove ha mantenuto un ritmo di rilievo, nei primi due (246 – 227), prima di “crollare”, chiudendo al secondo posto, dopo aver infilato la seconda partita, sulle 17 giocate, sotto i 200. In chiave podio, il primo ad essere eliminato (181) è stato il giovane Camponesco, che era entrato in scena al terzo turno e che, con un 925, si era guadagnato il passaggio al turno successivo. L’atleta degli Strokers, tuttavia, ha dimostrato grande crescita, sia mentale sia tecnica, portando a casa un ottimo piazzamento. Al turno successivo è toccato ad Allegro mettere la freccia e parcheggiare (212), per chiudere al terzo posto, lasciando ancora una volta che i riflettori fossero esclusiva per gli “assi pigliatutto” del Delirium, Alessandro Santu e Tommaso Radi. Il romano, dal terzo step in avanti (926 – 246 – 244), aveva sempre condotto in testa la classifica, dopo aver chiuso al terzo posto (1.336) le qualificazioni e, per nulla distratto dall’ennesimo “derby” in famiglia, ha chiuso con scioltezza (200-178), interrompendo l’ultimo scatto, del compagno piemontese, ad una scalata che avrebbe avuto del clamoroso. Ancora un titolo … e mezzo, il nono stagionale per la precisione, quindi, per un’associazione che, nata da qualche anno, ha già problemi di spazio in bacheca … e meno male che gli elogi non ne occupano di ulteriore.

Vienna. Fra le capitali d’Europa di certo una delle principali in quanto a romanticismo. Una città ideale per vivere una favola. Scenario perfetto per le prestazioni, da protagonista, della maglia azzurra, quella indossata da Antonino Fiorentino ed Helga Di Benedetto. Tante volte, forse troppe, abbiamo visto e celebrato le serie e le prestazioni degli “stranieri”, in particolar modo degli scandinavi, considerando risultati nostrani come eccezioni alla regola (leggasi bronzo all’edizione scorso anno). Ed anche quest anno, almeno in partenza, il cliche (o meglio quasi una sarcastica critica tutta italiana) si è ripetuto, con gli osanna alla prestazione dello svedese Wetterberg, che, per carità, ha dimostrato, poi, nel corso della manifestazione, di meritarli, salvo però aver fatto prima i conti con un “qualcosa” che di certo ritornerà di notte sotto forma di incubo. Antonino Fiorentino, da Potenza, (da leggersi con la stessa enfasi della celebre scommessa equina in Febbre da Cavallo), ma trapiantato in Emilia per ragioni di studio. Uno delle colonne dell’asso pigliatutto dei Delirium, nonchè perno inamovibile della nostra nazionale. Il bimane azzurro ha disputato una gran qualificazione, chiudendo al secondo posto a 224 di media ed infilando, all’ultima partita, anche l’unico 300 del campionato. Ma non solo. Nel corso del primo step di finale ha ridotto, dato meramente statistico, il gap dallo svedese, che ha comandato sempre la classifica, da 280 e 25 birilli, lasciando chiaramente intendere la propria fame di medaglia. Una gestione, non si sa fino a che punto voluta, del secondo step di finale, ha offerto, come primo avversario, il francese Mouveroux, battuto 2-1 con l’ennesima partita over 260 del torneo. Quasi a voler anticipare quello che sarà lo spareggio per il mondiale di calcio, la finale ha visto opposti, anche qui, Svezia ed Italia. Avanti 1-0, grazie ad una di quelle chiusure che ti riescono forse una volta nella vita, Fiorentino ha saputo pareggiare i conti di prepotenza (225-268), prima di cedere il passo in maniera netta (246-196). Sul podio è medaglia d’argento. Di certo con l’amarezza di come poteva essere, ma anche con la consapevolezza di come sarà. Bronzo nel 2016. Argento nel 2017. Parafrasando il gergo della MotoGp, Fiore c’è. Un’assoluta certezza, che nei prossimi anni sarà l’incubo di molti. Chi è da tempo una certezza e di certo non un incubo (nel senso buono del termine) è la Helga Di Benedetto, che, dal canto suo, ha disputato un ottimo campionato, nel girone femminile, con una linearità da sottolineare nelle serie disputate. Ha passato in maniera agevole lo step delle qualificazioni e ha gestito al meglio il primo di finale. Tuttavia, il gap di 100 birilli, accumulato strada facendo nei confronti delle prime posizioni, era scoglio troppo arduo da superare in sole 4 partite. Vien da se che il settimo posto finale, unito alla medaglia, chiude in maniera più che positiva questa trasferta austriaca.

Emilia Romagna e San Marino ancora una volta centro cruciale di una stagione che volge al termine. Questa volta è toccato alla Coppa Italia celebrare il proprio epilogo, anche se con modalità che hanno lasciato ampi strascichi polemici come vedremo. Il centro Sammarinese del Rose & Bowl ha ospitato le prime due fasce di categoria, con 25 squadre ai nastri di partenza, in lotta per uno dei 12 posti utili per l’accesso alla finale. Con medie non proprio eccelse, il Galeone, ad una manciata di birilli dal par, ha chiuso in testa le qualificazioni, trascinato dai Celli, padre e figlio, con due personali simili: 1266- 1268. La semifinale, giocata con sistema a punti e divisa in due gironi, ha visto primeggiare il Capitolium di Roma, in quello pari, con un vantaggio esiguo (50-46) sui Cobra di Milano, mentre il Galeone ha chiuso con più scioltezza, il dispari, precedendo il Dolmen 59-42. Nella finale per il primo e secondo posto, la differenza l’ha fatta ancora una volta Massimiliano Celli, unico ad andare sopra i 200 in un match decisamente falloso (728-696), mentre per il bronzo, il Cobra ha avuto la meglio sul team pugliese (735-707). A Casalecchio, invece, erano di scena le altre due fasce, con 39 squadre per 12 posti. Qui lo spunto di cronaca non è tanto per i risultati e le medie, tutto sommato in linea con le categorie, quanto per le polemiche sorte in relazione all’operazione di controllo bocce che di fatto ha stravolto, completamente, il verdetto emesso dalle piste. Al di la della reale situazione e dei provvedimenti che andavano presi e che sono stati presi dai giudici preposti, in tal sede, vorremmo soffermarci su due spunti d’analisi: in primis la tempistica di tale operazione, che per essere realmente efficace e “paritaria” per tutti, andrebbe effettuata ad inizio campionato e non a chiusura, ma è un qualcosa che stride con la nostra disponibilità di tempo; in secundis la regolamentazione delle schede bocce, che a parer nostro andrebbero certificate da persona abilitata e non trascritte, pro forma, in loco da ciascun giocatore (con le dovute eccezioni). La fretta, come in questo caso, potrebbe tirare, infatti, brutti scherzi. Resta la delusione, grande, grandissima e totale. Resta quella di chi, nonostante il risultato in pista, si è visto precludere la possibilità di giocarsi il titolo per un’errata trascrizione di numeri e/o lettere, ciò premesso che il resto della boccia fosse regolamentare. Resta quella di chi, a posteriori, ha preso coscienza di essere stato escluso dalla finale si, magari, per proprio demerito, ma preceduto da chi, a termine di regolamento, non ne aveva titolo. Tutto ciò richiederà certo l’attenzione degli organi preposti, ma non deve minimizzare, in alcun modo, il risultato sportivo finale. Un risultato che ha visto una doppietta per il team di Modena, che porta a casa oro ed argento, e il bronzo ottenuto dal Bc Magia, vincente, in maniera netta, sul Galeone (795-630).

Il Campionato Italiano di Singolo, di fatto, chiude la stagione agonistica, in quanto regina delle manifestazioni in calendario. In tanti, infatti, lavorano, lottano ed investono risorse mentali e fisiche per giungere pronti all’appuntamento che incorona il giocatore Top della stagione e, nel caso delle massime categorie, definisce i rappresentanti nazionali per i Campionati Europei. Il titolo di questo articolo sintetizza al meglio lo stato di parte del nostro movimento: “conferme” da parte dei soliti noti, oggettivamente ed indiscutibilmente due spanne sopra la media, e “azzurre”, visto che a guardare i podi, in pratica, ci ritroviamo su le due nazionali, ma anche, pur se non appare nel titolo, “imbarazzo”. Imbarazzo nel sottolineare, ancora una volta, la forza e la superiorità di un gruppo, nella massima categoria maschile, che andrebbe trasportato in blocco in nazionale per direttissima. Per loro non servono, certo, le nostre parole, parlano i numeri, i freddi numeri: per il secondo anno consecutivo, infatti, hanno portato a casa i titoli del doppio, della world cup e del singolo (scorso anno tripletta riuscita a Fiorentino) e per il 2017 hanno presentato 4 finalisti su 4 partecipanti, di cui 3 a podio, ovvero il 75% della presenza. Unico a reggere ancora il ritmo è il sempre verde Maurizio Celli (Galeone), che porta a casa il bronzo (insieme a Tommaso Radi), mentre Pongolini e Fiorentino, ancora una volta monopolizzano la scena, con oro e argento rispettivamente. Stesso discorso può essere esteso al settore femminile, dove l’asse Palermo-Torino ci presenta le “terribili” 4 azzurre: Giada Di Martino – Helga Di Benedetto (Crackerjack), Alessandra Morra – Daniela Buzzelli (Amici del King). Un divario netto, nettissimo con le colleghe: dai 200 e spiccioli delle prime 4 ai 180 delle prime inseguitrici. Divario che fra loro, invece, si azzera quasi, specie nei match play giocati, vinti e persi nell’ordine di 1 birillo, come nel caso dell’incontro di finale fra la Di Martino e la Morra: 150-149; 255-256; 215-184. Per età e per esperienza sono loro il nostro presente e, in parte, il nostro futuro e senza che nessuno si senta tirato in ballo, snobbato o ferito nelle aspettative, spetta a loro mantenere alto il nome del nostro movimento, entro e fuori i confini nazionali. Ciò per il presente … in attesa che anche i medagliati delle altre categorie possano vivere lunghi momenti di gloria e contribuire ad alzare la soglia della qualità del bowling nazionale.