Da qualche anno alla costante ricerca della propria consacrazione, la World Cup, giocata a Roma per il 2018, ha riproposto numeri irrisori, in termine di partecipazione, e degni di una profonda riflessione: è una manifestazione snobbata dai più? o non vi sono i numeri, in termine di categorie, per incrementarne la partecipazione? Un dilemma “amletico” che trova fondamento, forse, in entrambi i quesiti e che, magari, troverà soluzione o spiegazione, speriamo, nel prossimo futuro. Nel mentre, almeno a leggere i dati delle qualifiche, i soliti noti del Delirium (Radi, Fiorentino e Pongolini) hanno passeggiato (tutti con score over 1.700), un po come le Big della Serie A nelle amichevoli estive, quando affrontano le squadre dilettantistiche. In questo scenario, agli altri non resta che rimboccarsi le maniche e mettersi all’inseguimento dei primi, come nel caso di Federico Rossi, degli All Star, che ha provato a far pesare il proprio grado di … senatore, inserendosi nella corsa al titolo, nel mezzo di un gruppetto di “giovincelli”, che includeva, oltre ai tre su citati, anche Emanuele Camponesco degli Strokers. Il pluricampione toscano, rimasto in scia nel primo set di 8 partite (1.691), ha assestato la zampata vincente nel corso delle ultime due di semifinale. Partito subito bene (450 nelle prime due), Rossi ha approfittato del crollo clamoroso di uno dei favoriti (Tommaso Radi: 170-179-167-174), lasciandoselo alle spalle e agganciando il terzo posto, ultimo utile per giocarsela nel roll off alla pari. Nel primo scontro diretto, contro Pongolini, il match si è mantenuto equilibrato a lungo, prima di pendere dalla parte del toscano: 191-238 vs 183-213, mentre in quello per il titolo, contro Fiorentino, è stato a senso unico, con il bimane potentino in totale controllo del match: 472-406. Nel femminile, i cui numeri avevano la consistenza di una cena fra amici (18!), il copione sembrava quasi già scritto. Una sorta di formalità per vedere chi l’avrebbe spuntata fra le azzurre, “Made in Palermo”, Giada Di Martino ed Helga Di Benedetto. La prima si è confermata alla grande, risultando l’unica ad andare sopra i 200 (1.652) in qualificazione ed in grado di gestire il vantaggio in semifinale. La seconda, invece, per una volta, ha nettamente deluso le aspettative, centrando la qualificazione … per numero, con un ritardo dalle prime che le ha complicato la “remuntada” (-57 dal terzo posto). Delusione, però, non solo per la Di Benedetto. La veterana Alessandra Morra, del King di Torino, infatti, ha visto sfumare in semifinale quanto di buono costruito in qualificazione. Alla piemontese ha fatto da contraltare l’euforia della Melania Rossi, che ha provato a far pesare il fattore campo, mantenendosi costantemente nella scia della prima classificata e riuscendo, brillantemente, a recuperare anche contro la Buzzelli (167-218 vs 180-189), nel primo match di finale. In quello per il titolo, invece, le è bastato controllare l’avversaria (Di Martino), mai realmente in partita: 394-330. Ultima nota, degna di menzione, è per il brillante servizio “online” offerto dal Centro Bowling ospitante, con le riprese della finale abbinate agli score. Nella speranza che possa divenire prassi e non valore aggiunto in breve tempo.

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