Dopo l’ultima vittoria, ci ha provato Tommaso Radi (Delirium) a confermarsi Re di Roma, in pista in quel di Ciampino per la tappa 500 del Tour Italiano. Ma facendo riferimento ad un passo di una nota serie TV, ambientata alla fine degli anni ’70, che recitava (ovviamente con chiara cadenza dialettale) che “Roma nun vo padroni” ci hanno provato in molti ad ostacolare il percorso dell’azzurro verso la seconda vittoria stagionale casalinga. In qualificazione il segnale era già arrivato da Matteo Magini e Mirko Marsili, che lo avevano preceduto in classifica, sopra quota 1.300, mentre in semifinale il gruppo dei “franchi tiratori” si era allargato ai cinque atleti in lizza per la fase che potremmo etichettare come “sudden death”, visto che prevedeva l’eliminazione su partita secca. Nomi diversi dai primi due, ma mossi dallo stesso intento. Tuttavia, come accaduto nel precedente appuntamento, Radi prendeva agilmente la testa della classifica della semifinale (1.293), passando con disinvoltura anche i due step successivi. Nel match per il titolo, però, ha trovato qualcuno che è stato più “Freddo” , tanto per restare in tema, di lui, ovvero Francesco Sciascia, del Blue Team, che, dopo il quinto posto in qualificazione, il secondo in semifinale e due step di “sudden death” superati acciuffando sempre l’ultimo posto utile, si è imposto 218 – 191. Per Radi fatale, invece, è stata la quarta partita (!) da 190 giocata nel corso dell’intero torneo.
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