Metti un doppio in una … notte di mezz’estate, in quel di Milano, e prova a scriverne la trama, con tinte thrilling e finale col botto. Ecco la summa del doppio della Martesana che, per una volta, ha messo letteralmente in crisi i giocatori, che hanno sofferto, forse, non tanto il caldo quanto le condizioni delle piste. Solo 22 giocatori, sui 148 partecipanti, sono andati in doppia cifra, in una qualificazione che ha visto primeggiare i milanesi dei Cobra con Provenzi e De Paris (2.503). Chi credeva che alla domenica la musica potesse cambiare si è dovuto ricredere, tanto che solo il duo Bonciolini – Rutigliano, del Red & Black, è riuscito a mantenere il ritmo e difendere la posizione (la seconda), mentre dalle retrovie si avviava la scalata al titolo. La difesa dei piemontesi, tuttavia, si è rivelata assai amara, visto il risultato finale. Complice, infatti, un’ultima serie disastrosa, il duo si è visto agganciare, in vetta a quota 3.056, dai Lions di Zorzan e Pirozzi, premiati da un finale nettamente superiore, frutto anche di una grande prestazione del Massimo “nazionale”, in doppia cifra sia in qualificazione sia in finale. Per il Red & Black, invece, giornata poco in chiaro e molto in scuro, con due formazioni a podio (Bonciolini – Rutigliano e Capello – Boccato) sì, ma anche con l’amarezza di aver visto sfumare la vittoria per una … zampata.

Terzo appuntamento internazionale per i componenti del Delirium, presenti a Madrid, San Marino e Monaco, e terza prestazioene da incorniciare. Dopo le buone prove di Nicola Pongolini, nei primi due appuntamenti, è toccato ad Antonino Fiorentino il compito di confermare, nel terzo, e con miglior sorte, il motto caro all’ex allenatore dell’Inter Corrado Orrico (il gioco c’è, i risultati verranno). 188 i partecipanti, alla tappa bavarese, con due soli giocatori sopra quota 1.400 e poco meno di 1.300 per il cut, centrato, ancora una volta, da tutti i componenti del club. Numeri diversi da quelli di sette giorni fa, ma medesima sostanza: la conferma della bontà, spesso sottolineata, dei mezzi tecnici di questi ragazzi. In ossequio al detto … non vi è due senza tre, il bowling tricolore si aspettava, forse, un passo in avanti, in classifica, da parte di “Pongo“. L’emiliano, invece, è andato fuori al primo step di finale, così come il resto del gruppo al secondo, ad eccezione del bimane bolognese che, dopo aver passato il primo step di finale di un soffio ed il secondo grazie ad un “doppio” al decimo frame, ha dovuto tirare fuori dal cilindro il classico coniglio (270) per continuare la propria corsa, così come nello step successivo, dove, grazie ad un 256, è stato in grado di colmare il gap con gli avversari per guadagnare l’accesso al primo dei due step validi per la definizione del podio. Stanchezza e sfortuna (un 7 beffardo!) hanno preso, purtroppo, la scena nel momento sbagliato, consegnando, tuttavia, un soddisfacente terzo posto ad un Antonino Fiorentino visibilmente diviso fra soddisfazione e rammarico. Al di la del risultato, come abbiamo detto, resta viva la citazione … il gioco c’è … ed i risultati … stanno arrivando.

I giovani di oggi, forse, non conoscono, a fondo, l’eccitazione che si sprigionava quando, giocando al flipper, si attivava la modalità multiball, che ti permetteva di giocare con tre o anche quattro palline contemporaneamente, facendo lievitare, così, rapidamente il punteggio. Un po come, nel week end appena concluso, è accaduto in quel di San Marino, dove i flipper sono stati sostituiti da piste, birilli e bocce. È pur vero che, a torneo chiuso, i primi della classe sono risultati giocatori assai giovani (sotto i 30 anni mediamente) e con esperienze pregresse od in corso nel circuito pro americano, ma avere 7 giocatori sopra quota 1.500, un taglio a 1.408 (35°), ed una decina di 300 (oltre ad una sfilza di 298, 299 et similia) ci è sembrato un pelino esagerato, anche se indiscutibilmente spettacolare (per chi ha seguito live o in streaming il torneo). Spettacolo che potrebbe, però, non essere piaciuto al russo Zubkov, rimasto escluso dalla finale per 3 birilli, nonostante un 300 alla sesta partita (!), e che ha visto protagonisti una decina di giocatori italiani: il Delirium, che a nostro parere andrebbe trapiantato in Nazionale in toto (per manifesta superiorità tecnica), ha piazzato tutti i suoi dalla porta principale, insieme al sempre verde Federico Rossi, ad Erik Davolio ed al giovane Andrea Spadavecchia, mentre un altro manipolo ha approfittato dei pass speciali previsti dal regolamento. I primi due step di finale hanno visto scivolare fuori il grosso del gruppo, mentre Fiorentino e Spadavecchia si sono fermati allo step 3, insieme a Nicola Pongolini che, facendo il paio con Madrid, si è confermato ad un passo dal podio con un altro sesto posto pieno d’amarezza (qui out di 20 birilli con ben due partite da 160 nel set di sei). Mai, tuttavia, quanto quella dell’americano Doyle, sconfitto 718-716 dallo svedese Andersson e dopo aver bucato un 7 nelle battute finali. Amarezza sconosciuta, di contro, al nostro uomo copertina: Antonio Maddaloni. Autore di uno dei 10 “300”, ma lontano dalla zona calda, il mancino romano continua a vivere il bowling con una passione encomiabile. Un amore viscerale, che va al di la del risultato e dell’anagrafe, che manca in tanta parte del nostro movimento, anche e soprattutto fuori dalle piste. Eroe.

Quando si approssimano i mesi estivi è facile percepire nell’aria un senso di euforia, dovuta, spesso, all’arrivo delle tanto attese ferie. Un periodo, più o meno lungo, in cui staccare la spina dai problemi della quotidianità. Forse, per la risoluzione dei nostri, relativamente al movimento bowling, avremmo bisogno di un periodo di ferie eterno. Le cronache recenti, infatti, più che soffermarsi sugli ottimi risultati agonistici dei “soliti noti” (leggi Pongolini in quel di Madrid), vedono, al centro dell’attenzione dei più, le classiche ripercussioni di carattere federale. Pur essendo ancora in via di definizione la querelle sulle dimissioni di due componenti della Commissione Tecnica, che costituisce l’area pensante del nostro sport, emergono, a macchia di leopardo, altri lati oscuri, di certo frutto di una cattiva comunicazione, che contribuiscono, tuttavia, a generare, nei tesserati, pensieri negativi, illazioni, magari infondate, e congetture che, giorno dopo giorno, danno spallate energiche alla nostra struttura debole di per se. Senza voler entrare troppo nello specifico, ad esempio, ci chiediamo, fra i tanti, come mai un atleta, inserito nel programma di alto livello (Pier Paolo De Filippi) non abbia disputato la sua prova, al torneo di San Marino, con regolare divisa di gioco e che, nello stesso torneo, non sapesse di scendere in pista come nostro rappresentante, con relativi benefit annessi. Si dirà che apposita comunicazione fa bella mostra di se in home page, sul sito istituzionale, ma certo è anche che la stessa è postuma alla prova dell’atleta (quanto meno per la sua diffusione pubblica, stante alla data riportata in calce). Ergo siamo di fronte ad un qualche intoppo comunicativo. Il medesimo, magari, che ci ha impedito, per nostra sicura negligenza, di conoscere tempi e modalità per entrare a far parte del team federale, e non dalla porta “popolare”, ma attraverso uno stage propedeutico con relativa assunzione. Molti, troppo spesso, dimenticano che dietro le figure istituzionali del Presidente e dei Consiglieri ne esistono delle altre, appunto retribuite, che, quotidianamente, si adoperano per metterci nelle migliori condizioni possibili di affrontare la nostra attività, a livello locale, nazionale ed internazionale. Sempre in prima linea e sempre esposte alle nostre critiche. Bello a dirsi, ma a farsi? Ecco, come veniamo a conoscenza delle modalità e tempistiche per candidarsi ad uno di questi ruoli? Esiste un bando? Si procede per chiamata diretta? Chi decide? Domande lecite, certamente, di cui, però, non troviamo risposta nelle sezioni preposte, anch’esse lacunose e poco aggiornate, in barba al principio di trasparenza e comunicazione di cui spesso abbiamo sentito parlare in campagna elettorale e che ritorna prepotente in tante altre situazioni: dalla mancata comunicazione delle dimissioni di due membri del consiglio alla gestione allegra, o presunta tale,  di un possibile cambio sede della segreteria centrale. Ecco, anche qui, sicuramente, siamo di fronte a qualche intoppo comunicativo. Ma se è vero che due indizi, o più, possono fare una prova, magari anche due intoppi, o più, possono significare qualcosa … forse! E nel mentre la disaffezione dilaga, così come le illazioni ed i … sentito che.

Nella sezione dedicata, aggiornata nelle voci del menù a tendina, è disponibile l’anteprima del nuovo calendario di gioco valido per la stagione 2019. Inoltre, nei prossimi giorni, sarà pubblicato anche il nuovo regolamento di gioco. Le squadre interessate potranno, come da tradizione, inoltrare richiesta d’iscrizione, fino al raggiungimento del numero previsto, contattando l’organizzazione.

Uno dei principali problemi del nostro movimento, che difficilmente la federazione potrà risolvere, è la particolare conformazione geografica del nostro paese che, sviluppandosi in lunghezza, rende decisamente complicati ed onerosi gli spostamenti. Ben lo sanno i tesserati delle isole, al pari di quelli delle regioni meridionali, spesso chiamati ad intraprendere lunghe trasferte. Il dato emerge ancor di più quando si fanno delle comparazioni numeriche fra tornei del Tour giocati in contemporanea. Al pari della Sicilia, anche e specialmente la Puglia risente di tale problematica ed il torneo organizzato dai Dolmen, in quel di Triggiano, ne è la prova. Non parliamo di tornei di Serie A o Serie B e, forse, vogliamo anche comprendere il punto di vista dei giocatori di fuori regione, ma è un dato incontrovertibile che in qualsiasi data si disputino tornei in terra pugliese, gli stessi sono, passatemi il termine, snobbati da molti. Eppure le condizioni di gioco sono di tutto rispetto, al pari dei luoghi e dell’accoglienza di un gruppo di giocatori che trasmette, a pelle, la propria passione per questo sport. Una passione che risorge, di volta in volta, come una fenice, dalle proprie ceneri. Un po come accaduto con Piero De Cenzo, del Bc Salerno, ritornato in corsa, nel migliore dei modi, dopo un lungo stop per infortunio. Passato per le forche caudine della semifinale, l’atleta campano è riuscito a chiudere in testa il proprio girone di finale, incrociando la strada di Alessandro Martino, del Bc Superstrike, che aveva chiuso in testa anche le qualificazioni, con un personale di 1.679 birilli. Il match, su partita secca, a difesa della posizione, è stato equilibrato ed appassionante ed ha visto prevalere il salernitano 236-218. Nell’altro incontro per definire il podio, invece, la Melania Rossi del Bc Quirinale, migliore delle 7 donne partecipanti, ha controllato e battuto Emiliano del Barium 211-193. Curiosità finale: della folta rappresentanza del Dolmen, solo in due hanno centrato la qualificazione: Aldino e Giuseppe Tedone. Per la serie va bene l’accoglienza, ma stendere tappeti rossi agli invitati …

Numeri degni di un passato lontano, quelli messi in vetrina a Garbagnate per la tappa 500 del Tour Italiano. Il torneo, organizzato dalla A.S.D. Insurbia ha fatto registrare circa 180 partecipanti, di cui poco più del 10% donne, e numeri, come sempre, al di sopra della media. Media numerica di partecipazione, ma anche media di gioco, con il taglio per la finale fissato quasi a quota 1.300: 1.289 per la precisione, ovvero quelli necessari a Bruno Baravaglio, del Real Team, per tagliare fuori Enzo Zucchinelli, dei Lions di 3 birilli. Al milanese non sono bastate tre partite, le ultime, esaltanti (225, 226, 255) per staccare il biglietto per la finale. Questo, in sintesi, può essere il “fil rouge” del torneo: le ultime partite! In entrambe le fasi, infatti, proprio le ultime partite hanno riservato non pochi colpi di scena, finendo col riscrivere completamente anche parte della classifica. La finale, articolata su 6 partite, con un riporto parziale, che di fatto poneva tutti i finalisti in un fazzoletto di birilli (25), si è mantenuta equilibrata fino a metà percorso, quando sembrava che tutti dovessero assistere all’ennesima doppietta di stagione del Delirium. Nicola Pongolini ed Antonino Fiorentino, infatti, fin da subito si son lanciati all’inseguimento di Erik Davolio, dei Cobra, partito alla grande con un 547 (267, 280) nelle prime due frazioni di gara. Il duello si è protratto, a suon di strike, fino all’ultima partita, quando le piste hanno emesso i loro verdetti finali: Nicola Pongolini con un lapidario 279 ha assestato il colpo vincente, conquistando l’ennesimo titolo di stagione, mentre Erik Davolio, forse troppo impegnato a respingere le insidie di Antonino Fiorentino, ha dovuto assistere, impassibile, al sorpasso di Federico Rossi, che, partito “male” (197), ha fatto registrare un personale di 1.211 birilli in 5 partite, con tanto di 290 finale. Un ultimo colpo, anche qui, decisivo … nel bene (per lui) e nel … male (per l’avversario)!

Bilancio tutto sommato soddisfacente per la rappresentativa italiana agli Europei Seniores a Vienna che, in un contesto agonistico di alto profilo, nonostante l’età e la tripartizione dei partecipanti in fasce diverse, maschili e femminili, ha portato a casa 3 medaglie: due d’argento ed una di bronzo. La prima d’argento è giunta per mano del duo femminile (Fascia A) Alessandra Morra – Luciana Cafaro, che, con un totale di 2.356 birilli, è riuscito a mettersi in mezzo a due formazioni ceche, giunte prima e terza. Grazie anche al suo personale di 1.231 birilli, la “Ale Nazionale” ha centrato, poi, la qualificazione alla finale del Master (1.144 singolo; 1.231 doppio; 1.270 tris), giocata col metodo australiano, ovvero con l’eliminazione, di volta in volta, della giocatrice con la partita più bassa e che l’ha vista uscire alla seconda frazione di gara per 1 birillo (185-184), rispetto alla Hanusova che già nel doppio l’aveva preceduta. Il protagonista dei campionati, almeno per quanto ci riguarda, tuttavia, è stato il “potentino” Alberto Petracca che ha disputato un torneo impeccabile. Sempre in doppia cifra nelle varie specialità (1.383 singolo; 1.323 doppio; 1.309 tris), l’atleta del Bc Superstrike ha portato a casa il bronzo nell’all event, dietro il norvegese Torgersen (4.200) e lo scozzese Keddie (4.066) e si è giocato l’oro nel master da vero protagonista. Ai fini della vittoria finale poco ha potuto contro la new entry norvegese del torneo, ancora fisicamente, tecnicamente e mentalmente un uragano rispetto agli avversari (233, 235, 300, 260, 287), ma allo stesso tempo, ha saputo gestire, in maniera ottimale, le singole frazioni di gara, rimanendo sempre in gioco fino alla fine (212, 186, 211, 212, 225), chiudendo al secondo posto con tantissimo onore e … soddisfazione.

Cala il sipario, in una giornata convulsa, sull’edizione 45 del Grandi Marche. Anche nell’ultima giornata, col titolo già matematicamente assegnato al Caffè Borbone, non sono mancate sorprese in entrambi i gironi. Nel maggiore, la FB, con tanto di fuori programma per un leggero malore di “Peppe” Frasca, ha battuto 4-0 una capolista mentalmente già a … cena e, approfittando della contemporanea sconfitta per 0-4 dello Spicchi d’Autore, contro il fanalino di coda Pub Ten, ha guadagnato il secondo posto. I campioni uscenti della Ricola, pur se con qualche attrito interno, battendo l’Axioma, hanno chiuso al quarto posto. Nel girone play out, invece, sorpasso finale del 1926, a valanga sulla Melluso, che chiude con +2 rispetto all’Old Friends, sconfitto dall’Ottica Pascotto 1-3 ed ancora visibilmente appannato dalle conseguenze disciplinari. Terzo posto per la Caldarelli, mentre in coda si è dovuto ricorrere al totale birilli, per definire un arrivo a tre in volata a quota 19, con la Melluso avanti ad Ottica Pascotto ed Archè. Curiosità, per la serie non vi è due senza tre: dopo le vicissitudini di chiusura stagione anche il podio si è presentato … al contrario con le posizioni “laterali” invertite.

Capita, tante volte, che gli addetti ai lavori di bowling, quali giocatori, dirigenti, proprietari di centro o membri del consiglio federale, si ritrovino a parlare di una delle deficienze (inteso nell’accezione lessicale della parola = mancanza),  che da decenni attanaglia la federazione e a cui sembra arduo porre rimedio, ovvero la crescita numerica e la formazione di un parco giocatori under 18. La stessa scrivente, in un articolo recente, ne aveva trattato il tema, solleticando il lettore sull’occasione che la promozione scolastica offriva da anni di default, attraverso il Progetto Bowling & Scuola. Complessa è la strada che potrebbe permettere a tanti potenziali futuri campioni di avvicinarsi al nostro sport, ma, purtroppo, altrettanto complessa è, anche, la strada da percorrere affinchè quei pochi che vi sono già (21 qualificati al campionato italiano) non si scoraggino, lasciando prima del tempo le piste. Ecco, quindi, che al di la del risultato agonistico conseguito in pista, a Roma, da parte di Giulia Carlotto dell’AS 2000, di Leonardo Zingales del X Centric, di Mario Del Gaudio dei Killer Pins, di Matteo Lacchini e Rebecca Mazzanti, entrambi del Roma Tiam, ci corre l’obbligo di sottolineare la vittoria “morale” non tanto di un’atleta, quanto di un’Associazione, ovvero il vero cuore pulsante del nostro movimento agonistico. Ecco allora che un ideale medaglia d’oro andrebbe conferita, senza piaggeria alcuna, alla S.S. Lazio e suoi dirigenti che, con un intervento concreto e spontaneo, previo consultazione “morale” con gli interessati, ha permesso al giovane Davide Oliveri, atleta siciliano, fascia 12-14 anni, del Bowling & Games di Palermo, di sopperire ad una scomoda logistica, quale quella isolana, abbinata ad una definizione tardiva della sede di gara. Martino Pota, che da anni si impegna coi ragazzi, siano essi disabili, con il programma degli special olympics, piuttosto che studenti o giovani alle prese con realtà sociali critiche, per usare un eufemismo, già in passato aveva caldeggiato l’ipotesi, forse neanche tanto bislacca, di prevedere una sorta di accordo preventivo e vincolante, coi centri bowling, per poter definire, con largo termine, le sedi di gara dei campionati italiani, a tutti i livelli. Vien da se, infatti, che in un paese come l’Italia, dove anche arrivare a Bologna richiede un impegno non indifferente, conoscere con mesi di anticipo le sedi di gara permetterebbe di programmare il proprio viaggio, approfittando di tariffe vantaggiose. Ma questi sono argomenti da trattare in altra sede. Per adesso ci godiamo questo momento che, siamo sicuri, avrà infuso nuovo entusiasmo nel ragazzo e fatto comprendere che tutti gli ostacoli, se si vuole, possono essere superati.