Tante volte abbiamo letto o sentito della perfezione, intrinseca, del numero 3: la trinità, le tre parche, le tre furie, le tre caravelle, le tre virtù cardinali, i tre moschettieri. Ma il 3 è ritornato spesso anche sotto altre forme: come i birilli che hanno sbarrato l’accesso alla semifinale ai Lions di Zucchinelli e Pirozzi (a favore del Primatist di Schillaci ed Impera), nella massima categoria maschile, piuttosto che in quella femminile, dove a recriminare sono state la Radaelli e la Lauro (a favore della Flaminia di Balzano e Salvati). Tre sono anche i titoli di specialità portati a casa da … un duo … decisamente una spanna più su: Nicola Pongolini ed Antonino Fiorentino. Già nella passata edizione sottolineammo l’unicità dell’impresa di una doppietta che, a ragione, entrava nella storia dei nostri almanacchi e, fin dalle prime battute, di questa edizione, sembrava scontato che quell’impresa potesse perfezionarsi, se è vero che, nelle qualificazioni, la formazione del Delirium faceva, praticamente, campionato a se. +200 sui secondi, +300 sui terzi e seguenti, alle prese con difficoltà oltre la media, che hanno evidenziato, in alcuni casi, lacune tecniche ed in altri la scarsa duttilità ad adattarsi a condizionamenti diversi dal “solito”. Il bowling, tuttavia, come tutti gli sport, non ha nulla di scontato ed ha offerto, quindi, una semifinale appassionante ed equilibrata, con anche i primi della classe alle prese con difficoltà di gioco. Tutto al contrario di quanto offrirà, invece, la finale match play, con incontri praticamente senza storia: Cobra ed All Star eliminati, al primo turno, in maniera netta per mano di Le Privè (815-736) e Delirium (845-764) e romani battuti nettamente, nel match per il titolo, da quest’ultimi per 814-697. Nel girone “cadetti”, il tre si è manifestato sotto forma di spartiacque fra il numero due ed il numero quattro: due sono stati, infatti, i birilli che son costati la qualificazione allo Strike Cervere di Ruà e Sassa, a favore del Red & Black di Pagano e Sferruzzi, e quattro sono stati i doppi che si son presi la scena delle semifinali, rispetto a quanto scritto dalle qualificazioni. Fra questi il Cobra di Maggi e Di Gregorio che, dopo essere stato in pieno controllo della situazione nel primo turno di finale, contro Insurbia (805-737), ha dovuto soffrire ben più delle tradizionali sette camicie (otto per la precisione) per arrivare al titolo (683-675 contro la Banda del Buco). Per quanto concerne il settore femminile, infine, ci preme voler fare un passaggio dalla … perfezione nella numerologia alla perfezione nella filosofia: secondo Aristotele la perfezione coincideva con la completezza, nel senso che non vi era nulla più da aggiungere o eliminare. Proprio come in questo campionato: nulla da aggiungere, infatti, ad una strepitosa “doppietta” romana, con i titoli conquistati, nella fascia “cadetti”, dalla Flaminia (Leone e Tipaldi), e nella fascia “eccellenza”, dal Bc Quirinale (Rossi e Visconti). E nulla da aggiungere all’appassionante duello a distanza fra Melania Rossi e Giada Di Martino, culminato nello scontro diretto per il titolo, dove, il 258 della prima, ha fatto la differenza sullo score finale: 787-749.
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